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La MotoGP cambia voce: come sarà?

Bello o brutto che sia, quest'anno sarà un Motomondiale molto diverso. Perché a raccontarlo sarà una voce diversa da quella che ci ha accompagnato negli ultimi 12 anni.

Il passaggio della MotoGp da Mediaset a Sky comporta infatti un cambio storico: ad accompagnare le gesta di Marquez e compagni sarà Zoran Filicic, il commentatore scelto dalla tv satellitare. La Voce per eccellenza delle due ruote, Guido Meda, resta a Mediaset dopo essere stato molto vicino al cambio di casacca. E per certi versi finisce un'epoca.

Con l'addio (forzato) di Guido Meda finisce il commento istintivo, urlato fino a seccarsi la gola, la telecronaca vissuta “in piedi sul divano”. D'ora in poi non sarà più il tempo del “Rossi c'è” pronunciato con voce perentoria ogni volta che il campione pesarese tagliava il traguardo per primo. Non sappiamo bene cosa le nostre orecchie dovranno sopportare. Certo è che chi verrà dopo non potrà fare a meno di confrontarsi col gigante che lo ha preceduto. Perché – simpatico o antipatico che fosse – lo stesso Guido Meda era un vero personaggio. E' uno che ha saputo rendere spettacolari e “drammatiche” le cronache spesso noiose dei Gran premi, trasformando questi in eventi e i piloti in personaggi. Meda negli anni è diventato l'aedo, il narratore ufficiale delle gesta di Valentino Rossi, dei suoi sei titoli mondiali conquistati sotto il suo regno catodico. Ha vissuto con partecipazione quasi messianica gli eventi più importanti (dalle grandi vittorie alla morte in pista di Simoncelli) di questi ultimi 12 anni di Motomondiale.

Simpatico o antipatico che fosse, Guido Meda è diventato la Voce delle moto, esattamente quello che Nando Martellini e Bruno Pizzul sono stati per la Nazionale di calcio. Ha imposto uno stile che prima non esisteva, un modo di commentare le corse tutto suo, che forse dovrebbe brevettare prima che qualcuno lo rubi e lo migliori quel tanto che basta a renderlo perfetto. Ha sdoganato anche nel mondo delle due ruote un linguaggio fatto di neologismi, soprannomi, iperboli, modi di dire. E' stato sfacciatamente tifoso ma senza superare il limite della piaggeria. Alla fine è stato fin troppo autoindulgente e narciso, ed è diventato anche lui parte integrante dello show. C'è chi dà spettacolo in pista e chi dietro a un microfono, urlando fino a seccarsi la gola.

Può piacere o non piacere Guido Meda, che ha affidato alla bacheca di Facebook un nostalgico e buonista autoepitaffio da vivente in cui dice e non dice, fa gli auguri ai colleghi di Sky ma si capisce che in fondo al loro posto, anche quest'anno, avrebbe voluto esserci lui. Che continuerà a “medizzare” le cronache delle due ruote da un palcoscenico minore come quello del campionato Superbike.

Con il passaggio da Mediaset a Sky, e dunque da Guido Meda a Zoran Filicic, si chiude un ciclo. Perché di Guido Meda – simpatico o antipatico che fosse – ce n'è uno solo. E perché l'epoca d'oro della moto italiana è finita. Valentino Rossi è un campione ma a fine carriera, il suo erede è morto tragicamente in pista e nuovi campioni all'orizzonte non se ne vedono. Adesso il nuovo aedo della MotoGp dovrà cantare solo la gloria dei centauri spagnoli. E a molti telespettatori resterà solo la nostalgia. Di Guido Meda, dei tanti titoli mondiali che ha raccontato e dei “Rossi c'è” urlati nel microfono.

 Di: Marco Gentili

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